Natale 2014
CUPIDO CHE FABBRICA L’ARCO
Francesco Mazzola
detto il Parmigianino
1532-1533
Come testimonia l’inventario della collezione di Francesco Baiardi stilato nel 1561, Parmigianino “fece al cavalier Baiardo, gentiluomo parmigiano e suo molto famigliare amico, in un quadro un Cupido che fabrica di sua mano un arco; a piè del quale fece due putti, che sedendo, uno piglia l’altro per un braccio, e ridendo vuol che tocchi Cupido con un dito; e quegli che non vuol toccarlo, piange, mostrando di aver paura di non cuocersi al fuoco d’Amore. Questa pittura che è vaga per colorito, ingegnosa per invenzione e graziosa per quella sua maniera, che è stata ed è degli artefici e da chi si diletta dell’arte imitata ed osservata molto, è oggi nello studio del sig. Marc’Antonio Cavalca, erede del cavalier Baiardo” (vasari 1568).
Non molto tempo dopo che Vasari registrava l’opera a casa di Marc’Antonio Cavalca, nipote di Baiardi, il Cupido venne acquistato dal segretario di Stato di Madrid, Antonio Perez, che fu costretto nel 1585 a cedere la sua intera collezione d’arte alla casa reale spagnola. Nel 1603 l’opera venne poi venduta da Filippo III a Rodolfo II e Cupido che fabbrica l’arco giunse a Praga, da dove, per via ereditaria passò a Vienna.
L’iconografia del dipinto a dato luogo a varie interpretazioni: se taluni studiosi hanno proposto di riconoscere nell’insieme dell’opera la rappresentazione del trionfo dell’Amore, altri hanno interpretato il quadro in chiave alchemica, riconoscendo in Cupido il fuoco che favorisce la trasformazione degli elementi primari. L’identificazioni delle fonti letterarie utilizzate da Parmigianino ha poi prodotto una nuova lettura, che vede nel Cupido che fabbrica l’arco il dispiegarsi degli ideali poetici di Francesco Petrarca e di chiari rimandi all’antichità connessi al tema amoroso così come espresso da Marsilio Ficino nel De Amore del 1469.
Interno liberamente tratto dall’opera
“DON’T ASK”
di Gianluca Ugoletti
Olio su tela e tecnica mista